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Modern Type Depression: una nuova forma di depressione

  • Fiori d'Acciaio
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 5 min

La Depressione di Tipo Moderno (MTD) è stata proposta come una nuova forma di depressione (Kato et al., 2011; Tarumi, 2005), diversa dalla depressione malinconica tradizionale. Colpisce soprattutto durante l’adolescenza e la prima età adulta (20-30 anni), e si manifesta in risposta a situazioni stressanti legate alla scuola o al lavoro, migliorando o scomparendo una volta che lo stress viene superato. Al di fuori di questi contesti, infatti, la persona può non avere difficoltà (Kato & Kanba, 2017).


Le fasi depressive, secondo gli autori che ne parlano, sembrano essere legate a un desiderio di evitare responsabilità attraverso la malattia, con un rendimento ridotto in ambito lavorativo o scolastico. Le persone con MTD spesso presentano tratti caratteristici: rifiuto delle gerarchie, scarso senso di responsabilità, tendenze autopunitive e un vago senso di onnipotenza (Ono et al., 2017). Secondo Kato e Kanba (2017), queste caratteristiche si contrappongono a quelle della depressione tradizionale giapponese, dove domina l’adattamento silenzioso a una società gerarchica. Inoltre, gli autori ipotizzano che una MTD prolungata possa evolvere in una forma più grave di ritiro sociale, nota come Hikikomori. 


È importante sottolineare che quella della MTD non è una diagnosi ufficiale: i criteri sono stati definiti solo di recente e usati solo in ambito di ricerca (Ono et al., 2017). Secondo il DSM-5, la MTD non corrisponde al disturbo depressivo maggiore (MDD), ma è spesso vista come una forma lieve o moderata di depressione, mentre i casi più gravi sono rari. Secondo le principali classificazioni diagnostiche (DSM-5 e ICD-10), alcuni pazienti possono rientrare in categorie come depressione atipica, distimia o disturbi di personalità, ma molti non soddisfano pienamente nessuna diagnosi ufficiale e vengono classificati come disturbi dell’adattamento.


Cultura giapponese e società individualistica


Dall'inizio degli anni 2000, in Giappone si è osservato un aumento dei casi di MTD, legato ai cambiamenti socio-culturali del Paese. Da una parte vi sono elementi culturali come l’amae (甘え), ossia il desiderio di dipendere dall'affetto e dalla cura degli altri, il kahogo (過保護), ossia un atteggiamento di iperprotezione da parte dei genitori che limita l’autonomia del bambino, e la yutori (ゆとり) ossia l'idea di avere spazio, tempo e agio nella vita quotidiana, per un’educazione meno competitiva e più permissiva. Aspetti che, presi nel loro insieme, hanno portato a una diminuzione della competitività e anche della resilienza tra i giovani giapponesi. Dall’altra, la nostra cultura, sempre più impregnata delle logiche aziendali, è diventata più individualistica e orientata alla performance, pur mantenendo aspetti collettivistici. Questo conflitto tra valori tradizionali e moderni ha reso difficile per i giovani lavoratori adattarsi: tra la pressione a conformarsi alla gerarchia tradizionale e la competitività del nuovo modello sociale individualistico, sviluppare delle basi di resilienza per affrontare le difficoltà lavorative è diventato ancora più difficile, rendendo i giovani più vulnerabili allo stress e portandoli a evitare sempre più le sfide sociali (Kato & Kamba, 2017). 


Il fenomeno si è poi diffuso anche in Occidente, dove l’individualismo, la responsabilità personale e la libertà di scelta sono valori dominanti. In questi contesti, chi soffre di MTD viene spesso considerato inadatto, con un disturbo dell’adattamento o di “carattere” (Ono et al., 2017; Kato & Kanba, 2017).




Il videogioco come strategia di coping


La MTD è spesso collegata all’utilizzo di attività digitali come la navigazione online e il gaming (Kato & Kanba, 2017), ossia una serie di attività da svolgere in solitaria per occupare il tempo.  Nei paesi occidentali, questa condizione è frequentemente sottodiagnosticata proprio perché è spesso mascherata da comportamenti di dipendenza da videogioco. Alcuni autori evidenziano come Internet, social media e videogiochi online possano diventare strumenti per evitare una realtà percepita come intollerabile, promuovendo l’isolamento e favorendo l’esordio della MTD. Tuttavia, secondo Orsolini e collaboratori (2023), tali strumenti possono anche agire come strategie di coping, rappresentando l’unico canale residuo di contatto sociale per alcune persone. 


È possibile un trattamento?


Non esiste un trattamento stabilito per la MTD. Nella ricerca, sono stati presi in considerazione principalmente gli interventi psicosociali. Un esempio di intervento che ha riscontrato successo è quello di un programma di riabilitazione condotto da Kato e Kanba (2017) chiamato “Re-Word”: a partire da alcuni casi clinici, questo progetto si propone di fornire una formazione adattiva di gruppo a individui in congedo per malattia – soprattutto a causa della depressione, inclusa la MTD – che hanno difficoltà ad adattarsi al loro posto di lavoro.


Rispetto alla psicoterapia, è stato condotto uno studio che ha verificato come la Consulenza Interpersonale (IPC), un intervento psicologico breve e strutturato derivato direttamente dalla psicoterapia interpersonale, può essere di supporto ad affrontare la situazione stressante temporanea in cui in genere si trova chi soffre di questa condizione (Ono et al., 2017).


MTD, NEET e Hikikomori: sfumature del ritiro sociale


La MTD (Modern Type Depression) potrebbe essere confusa con alcune condizioni simili, come quella dei NEET (Not in Education, Employment or Training) degli Hikikomori (Martinotti et al., 2020). Tutti e tre questi fenomeni condividono l’evitamento delle responsabilità e il malessere nei contesti sociali normativi, ma è importante delineare le singole condizioni e distinguerle per poter riconoscere con più chiarezza la sofferenza espressa dall’individuo. 


A differenza degli Hikikomori, nella MTD l’isolamento non è egosintonico, in quanto chi ne soffre spesso desidera compagnia senza però riuscire a trarne piacere; inoltre, il vissuto depressivo è spesso associato a una vasta gamma di sintomi emotivi tra cui tristezza e senso di colpa, mentre gli Hikikomori incontrano più spesso sensazioni di disadattamento sociale e senso di alienazione. I NEET invece sono individui che sperimentano la sconfitta sociale come un trauma, e tendono ad evitare doveri sociali- professionali, ma non vivono difficoltà nelle situazioni di svago e nelle relazioni sociali in generale.


Guardare le condizioni nel loro insieme può farci riflettere su come il  ritiro sociale, pur nelle sue diverse sfumature, sia sempre più la forma con cui si esprime oggi il disagio psichico dell’individuo, in particolare del giovane: la società, le relazioni, non sono più uno spazio in cui cercare aiuto in caso di bisogno, ma una minaccia da cui scappare, e questo richiede a noi adulti una responsabilità maggiore nel riconoscere il tentativo di nascondersi come una richiesta di aiuto dei giovani, e nel rispondere alla loro tendenza a diventare “invisibili” con una presenza sempre più attenta e viva.



Bibliografia  


American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta edizione. DSM-5. Tr.it. Raffaello Cortina, Milano, 2015.


Kato, T. A., Kanba, S. (2017). Modern-Type Depression as an "Adjustment" Disorder in Japan: The Intersection of Collectivistic Society Encountering an Individualistic Performance-Based System. The American journal of psychiatry, 174(11), 1051–1053. https://doi.org/10.1176/appi.ajp.2017.17010059 


Kato, T. A., Shinfuku, N., Sartorius, N., Kanba, S. (2011). Are Japan’s hikikomori and 

depression in young people spreading abroad? Lancet, 378(9796), 1070.  https://doi.org/10.1016/S0140-6736(11)61475-X 


Martinotti, G., Vannini, C., Di Natale, C., Sociali, A., Stigliano, G., Santacroce, R., & di Giannantonio, M. (2021). Hikikomori: psychopathology and differential diagnosis of a condition with epidemic diffusion. International journal of psychiatry in clinical practice, 25(2), 187–194. https://doi.org/10.1080/13651501.2020.1820524


Ono, H., Yamamoto, A., Taketani, R., Tsujimoto, E (2017). Use of Interpersonal Counseling for Modern Type Depression, Case Reports in Psychiatry, 9491348, 5 pages, 2017. https://doi.org/10.1155/2017/9491348


Orsolini, L., Bellagamba, S., Volpe, U., Kato, T. A. (2022). Hikikomori and modern-type depression in Italy: A new phenotypical trans-cultural characterization?. The International journal of social psychiatry, 68(5), 1010–1017. https://doi.org/10.1177/00207640221099408 


Tarumi, S. (2005). The “new” variant of depression: the dysthymic type. Japanese 

Journal of Clinical Psychiatry, 34, 687-694.


World Health Organization (WHO). (1993). The ICD-10 classification of mental and behavioural disorders. World Health Organization.




Autrici 


Maria Lidia Papa

Romano Eleonora Brunella


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